Ferrari presenta in anteprima, rispetto all’uscita ufficiale al Salone di Parigi, una vettura unica nel suo genere. Questa è un’auto speciale derivata dalla 812 Superfast, il nome Monza rende omaggio alla città dove ha sede il circuito Tempio della Velocità mondiale e le lettere SP stanno per Special Project.

Il modello è diviso in due configurazioni cioè: SP1 monoposto e SP2 biposto. Per entrambe la carrozzeria è barchetta quindi senza tetto, senza parabrezza e soprattutto senza la possibilità di una copertura nemmeno di fortuna. La forma è armoniosa un’unica linea inizia dal paraurti anteriore e termina agli scarichi. Davanti è indubbiamente un’automobile da corsa degli anni 50: la grossa bocca anteriore serve per convogliare l’aria al motore e il cofano piatto aiuta ad intuire gli ingombri durante la guida. Bellissimi i fari divisi dal led sono un tocco di modernità messo al punto giusto.

Lateralmente si intuisce subito il richiamo alle vetture d’epoca soprattutto per le portiere microscopiche, quasi inutili come quelle della Ferrari 250 Testa Rossa del 1957, anche in questa Monza SP per entrare bisogna scavalcare il famoso brancardo. A metà della fiancata spicca la presa d’aria che riprende nella forma i fari anteriori, un vero dettaglio di stile. Dietro ai sedili salgono i poggiatesta integrati nella carrozzeria, in passato prendevano ispirazione da quelli montati sugli aeroplani militari e l’intuizione aerodinamica era corretta, oggi li chiamiamo roll-bar. I cerchioni sono con il classico disegno cinque razze Ferrari che è un vero marchio di fabbrica, tanto quanto il Cavallino della Scuderia messo vicino alle ruote. Il posteriore della Monza SP è da Vera Ferrari cioè semplicissimo e senza tempo. Bellissimo lo squarcio nero come sulle Glorie Ferrari che ha anche la funzione di faro posteriore ed acceso ha un forte impatto scenografico.

Dentro al cofano della Monza SP c’è il V12 della 812 Superfast arricchito di 10 CV per un totale di 810 CV, i 100 km/h con partenza da fermo arrivano in 2.9 secondi e i 200 km/h in 7.9 secondi. Le prestazioni sono da supercar soprattutto se si pensa allo sviluppo della tecnologia visto che il V12 della 250 Testa Rossa nel 1957 aveva 300 CV.
Per gli interni bisogna distinguere SP1 e SP2. La SP1 è monoposto: una vera auto da corsa dove al volante c’è il pilota per godersi a pieno il piacere della guida. L’abitacolo è tutto raccolto attorno al sedile perchè non serve nient’altro: il cambio e i principali comandi sono messi sul volante.


La SP2 è biposto, pensata per chi vuole un’automobile meno estrema e soprattutto per condividere il viaggio con qualcuno. Il passeggero ha davanti una borsetta in pelle come sulle vetture del passato. Tra i due sedili corre una costola in fibra di carbonio sempre in ricordo agli storici telai da competizione. La Monza SP non monta il parabrezza, quindi la Ferrari ha studiato e brevettato Virtual Wind Shield un cupolino aerodinamico cioè l’aria viene deviata dalla forma del quadro strumenti in modo da non arrivare direttamente in faccia al pilota.
Adoro le auto con carrozzeria barchetta, credo che questa Ferrari Monza SP sia l’automobile più bella degli ultimi quindici anni. Ho apprezzato che finalmente il Cavallino non si è dovuto piegare al gusto estetico di mode e mercati esteri. La comprerei SP2 rossa coi bolli bianchi per i numeri da Mille Miglia, come ultimo dettaglio cambierei i cerchioni sostituendoli con le mitiche ruote Borrani a raggi.
Cosa ne pensate della Ferrari Monza SP? Preferite la SP1 o la SP2?
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Vedere che ancora oggi qualcuno crede alle auto “barchetta”, le presenta, le mostra, le produce è un’enorme soddisfazione per ogni appassionato di auto -mi passi il termine- fighe!
La SP2 che è personalmente quella che preferisco ha un’armonia, una completezza e una simmetria impagabili; già al primo sguardo fa innamorare e rende conciliabile ciò che sembra impossibile oggi: fare coesistere le norme su sicurezza e omologazione con un disegno puro, senza tempo, destinato a fare scuola nonostante fosse un disegno delle migliori auto del passato. Poche linee, sapientemente disegnate, nessun fronzolo e un equilibrio che è puro stile.
Grazie alla redazione del Garage per avere dato spazio ad una vettura “vera”, nel momento in cui i saloni, le riviste di settore, e le trasmissioni Rai di settore non fanno altro che parlare di elettrificazione, guida autonoma, autonomia, punti di ricarica. Quella non è “automobile”, ma solo “qualcosa” per muoversi da A a B in maniera noiosa, fredda e asettica.
Grazie mille per l’apprezzamento: per ora il Garage tende a parlare di Auto a motore vero, sicuramente più emozionante di una batteria. Questa Ferrari è maledettamente Ferrari ed quello che tutti si aspettano dalle vetture di Maranello. Confermo, è l’auto più bella degli ultimi quindici anni.