Prova su strada: Citroën C4 Cactus

Il Garage del Faso ha testato la nuova auto lanciata da Citroën: la C4 Cactus.
Ho provato la versione diesel da 90 cv con cambio manuale pilotato, 6 rapporti, in tonalità Shine Urban, cioè grigio antracite per carrozzeria, paraurti e cerchi, mentre le calotte degli specchietti e le scritte sono rosse.

 

C4 Cactus Shine Urban provata durante il test drive.
C4 Cactus Shine Urban provata durante il test drive.

 

Esternamente si notano subito i famigerati “Airbump”, dei paraurti a fascia gommosi, gonfiati di aria che attutiscono gli urti fino ad un massimo di 5 km/h. L’utilità di queste fasce è evidente, quante volte è capitato di parcheggiare la macchina e trovare il segno della sportellata di quello che ci ha parcheggiato a fianco? Peccato che solo le fasce sulle portiere siano effettivamente funzionanti, quelle davanti e dietro sono normalissimi paraurti di plastica, tipici delle auto anni ‘90, che riprendono soltanto la linea degli airbump, ma non ne replicano le caratteristiche; sarebbe stato più logico e rivoluzionario montarli anche sul paraurti anteriore e posteriore perché sono le zone più soggette agli urti.

 

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Visuale sul paraurti laterale, l’unico vero Airpump della Cactus.

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Il frontale si contraddistingue per il cofano alto e piatto con dei fari diurni sottilissimi; vista lateralmente la linea di cintura è alta con il tetto e i finestrini bassissimi; posteriormente si notano, un portellone che sembra quello di un furgoncino e la carrozzeria con tagli netti e decisi, piccola mancanze per quanto riguarda il tubo di scappamento: è posizionato al di sotto del pianale della macchina e il terminale della marmitta non è visibile.
Dall’interno dell’abitacolo il cofano appare alto e piatto, toglie visibilità impedendo di distinguere gli ingombri anteriori. Il lunotto è minuscolo, la visuale posteriore necessita della mitica retrocamera (che non è montata di serie) e si attiva soltanto inserendo la retromarcia. Per guardare dietro si è costretti ad utilizzare gli specchietti laterali, mentre sarebbe più comodo poter usare lo specchietto retrovisore centrale.

 

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Il quadro strumenti non è in posizione rialzata, ma è posto all’interno del volante, che ha forma quadrata (bah! Non capisco la comodità si inserire un volante squadrato).
A detta di Citroen tutte le informazioni necessarie alla guida sono racchiuse nel display davanti al guidatore. Per “tutte” intendono solo la velocità espressa in km/h con grossi numeri digitali! Non c’è il contagiri tradizionale (ammesso che la versione che ho provato è automatica e quindi il contagiri è quasi superfluo) che è sostituito da una linea rossa, che ricorda la barra di caricamento dei file sul computer, che si illumina e si allunga al salire dei giri in maniera poco intuitiva.

 

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Dalla foto si nota il cruscotto digitale e il display 7”.

 

Appena girata la chiave cerco la leva del cambio, ma… emmmm… NO, non c’è, è sostituita da tre pulsanti: ˄ D avanti ˅ R retro – N neutral folle
I simboli sono chiari, senza bisogno di spiegazioni. I bottoni, però, sono collocati in basso, bisogna allungare il braccio e chinarsi per premerli, anche se vanno schiacciati raramente, non sono comodi, è meglio se fossero in un una posizione diversa, magari davanti all’altezza del volante.

 

I comandi del cambio.
I comandi del cambio.

 

La leva del freno a mano poteva essere sostituita da un sistema di bloccaggio elettronico, soluzione adottata su molte vetture Volkswagen, invece si lasciarla in basso fra i sedili.
Caratteristica distintiva della Cactus sono i sedili anteriori uniti stile “Sofà”, come li chiama Citroen, sono comodi e la seduta è bassa. L’unico problema è che il sedile unico è presente solo nella versione automatica dell’auto, che poi unico non è, perché c’è un bracciolo formato da una parte dello schienale che può essere ribassato in avanti e che separa i sedili. Nella versione manuale le sedute sono separate e divise da un tunnel centrale con la classica leva del cambio. Sarebbe stato più gradevole mettere una leva in posizione rialzata per mantenere la soluzione a sedile unico, stile Xsara Picasso o Fiat 500. All’inizio credevo che il sedile unico desse la possibilità di portare a 6 gli occupanti totali dell’abitacolo con la possibilità di sedersi in 3 anche davanti, invece l’auto è omologata per 5, il tanto pubblicizzato sedile “sofà” è solo una questione estetica.

 

Dall'iimagine si può vedere il bracciolo abbassato.
Dall’iimagine si può vedere il bracciolo abbassato.

Dopo i primi metri si notano due cose: lo sterzo è preciso e molto reattivo, ma il cambio sembra quello di una corriera, poca velocità nel passaggio tra i rapporti, con la sensazione di rilascio e inserimento marcia molto lunga (tipico dei primi cambi automatici dei pullman Iveco anni ’80). Citroën lo definisce “cambio manuale pilotato”, in realtà si tratta di un normalissimo cambio automatico, i paddle al volante sono divertenti, ma permettono di cambiare solo se i giri sono nel regime giusto, solo se il motore lo consente, è la macchina a decidere la marcia. Non avendo la possibilità di selezionare la marcia nelle discese ripide e prolungate, come da Livigno a Bormio, i freni sono messi a dura prova e rischiano un collasso.
L’auto è grossa e molto lunga (4,16 metri), non si tratta di una citycar. La parola d’ordine di Citroën per la Cactus è leggerezza. Secondo la casa automobilistica hanno eliminato tutto il superfluo, risparmiando 200 kg. L’abbassamento del peso è dovuto al pianale emp2, del peso di una tonnellata, fabbricato in materiale composito, montato per la prima volta sulla Peugeot 308 (Auto Europa 2013) ed ora montato anche sulla Cactus.

 

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Sempre di derivazione Peugeot, il display da 7”, chiamato Multicity Connect, assolve tutte le funzioni del cruscotto: la radio, la climatizzazione, la rubrica del telefono e la regolazione di tutti i parametri (modificabili solo a vettura ferma). Acquistando una internet key, optional da circa 130 €, si aggiungono le app come su uno smrtphone: Facebook, un cerca ristoranti e benzinai vicini (una sorta di TripAdvisor), un servizio di pronto intervento 24h su 24 collegato con la centrale Citroën che può controllare la localizzazione della Cactus. Oltre alla fantomatica applicazione Coyote, una specie di social network che permette di comunicare ad altri utenti pericoli o zone a rischio sul percorso. Passare da una funzione all’altra del display distrae molto dalla guida.
Durante la prova mi accorgo che i pulsanti rimasti sulla plancia sono solo sei, mentre il volante è pieno di bottoni. Anche il curuisecontrol è posizionato sul volante ed è scomodo da utilizzare, sarebbe stato meglio un manettino/comando laterale.

 

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Ho apprezzato moltissimo i finestrini a compasso posteriori! Ritengo inutile la manetta da girare in stile scompartimento del treno e i vetri elettrici. Dei finestrini dietro non se ne serve quasi più nessuno perché fanno turbolenza, quindi ben vengano i finestrini a compasso aerodinamici che assicurano un discreto ricambio d’aria e un risparmio di benzina. Inoltre i finestrini non si abbassano nemmeno più con l’aria condizionata, non si chiedono più informazioni perché c’è il navigatore e per pagare al casello c’è il telepass!

 

Veduta posteriore della Catus con i finestrini a compasso.
Veduta posteriore della Catus con i finestrini a compasso.

 

L’interno della Cactus è molto rifinito: tessuto ovunque anche sul cruscotto, zero plasticacce. Questo è un punto a suo favore.
Un optional molto interessante è il grip control, sempre di derivazione Peugeot, rende la vettura molto versatile quando le condizioni della strada non sono favorevoli. Con la semplice rotazione di un pomello si cambiano i parametri dell’auto rendendo la guida molto più agile, l’unico difetto è che questa possibilità è disponibile solo sulla top di gamma.

 

La pubblicità è sicuramente accattivante: http://www.youtube.com/watch?v=VKE1oowgGrI

 

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Cosa ne pensate? la Cactus risponde veramente alle domande di oggi?

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